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Durante la guerra fu corrispondente presso la flotta, e raccolse le sue esperienze nel bellissimo "L'equipaggio" del 1942 (Ed.Flaccovio, Palermo), a cui presto seguì la sua prima raccolta di versi, "I Canti del Sud"(con prefazione di Silvio D'Amico. Milano 1942). |
Nel 1943, Lino abbandonò il giornalismo militante per dedicarsi completamente alla poesia, che intendeva e praticava come un sacerdozio, una responsabilità totale, un impegno quotidiano rigoroso. Tuttavia, continuò a collaborare con molti quotidiani e periodici tra i quali Il Mattino, Il Giornale d'Italia, Il Giornale della Domenica, Antologia, Nuova Presenza, Galleria, L'Osservatore politico letterario, Letteratura, La Fiera Letteraria, L'Europa Letteraria. |
Nel 1951, Lino pubblicò una seconda
raccolta di versi, "Mi rifarò vivente", nella quale la
tensione spirituale della fede religiosa trovò esiti di straordinaria
persuasione lirica, indicandolo come uno dei maggiori e più schietti
poeti di voce cattolica della nuova generazione. |
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Nel novembre del 1941,
in un articolo apparso ne "La Tribuna", scrivevo: "Se
qualcuno mi dicesse: organizza in un sistema tutti i tuoi pensieri e
mostraci che cosa è al centro del sistema, risponderei ormai: la
vocazione... La via della vocazione è offerta all'uomo, a questo angelo
caduto, a questo re spodestato, per tornare sul trono". |
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Dio è alla base di questo processo, è la
spinta: e l'individuo che si muove da essa vive poi una sua vita
originale, legato all'Assoluto da cui proviene e tuttavia libero di una
libertà che è divina obbedienza...". L.C.
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Era un poeta nato nel Sud, ma nei suoi versi era filtrato ben poco del dolore meridionale: molto presto, egli aveva cercato altrove ed in profondità le ragioni della sua vocazione, in un Dio rivissuto drammaticamente, manzonianamente. Nella sua poesia c'era un'ansiosa responsabilità che, da terrestre, tentava di farsi celeste, in una sua struttura di accese corrispondenze fra l'uomo ed il suo destino cosmico. All'epoca delle prime conquiste spaziali, mentre il mondo veniva pervaso da un senso di trionfo e di folle superbia, nella poesia di Lino si verificò una svolta, un ulteriore approfondimento, da cui scaturirono le bellissime raccolte "Gli operai della terra"(Ed.Rizzoli, Milano 1967) e "Con tutto l'uomo"(Ed.Rizzoli, Milano 1973). Esse riportarono ad una misura di intensa religiosità questa conquista, dando voce di speranza nel divino agli esseri umani che nella poesia finalmente trovano le ragioni profonde del loro posto nel mondo, in una poesia intesa come immenso categorico, come moralità assoluta e come meta di un viaggio senza ritorno. Anzi, ogni singola poesia di queste raccolte, rappresenta un momento di un unico viaggio. Non mancarono numerosi riconoscimenti e premi: fra i più importanti, il Premio Chianciano nel 1950, il Premio Camillo Sbarbaro del 1957, il Premio Etna Taormina del 1968 ed il Premio Sebeto del 1974. |
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Lino
morì improvvisamente a Roma il 26 dicembre del 1975 e fu trasportato a
Napoli, dove l'attendeva il salone della Fondazione Curci in via
Nardones, l'istituzione culturale fondata da suo zio Alberto
Curci, e di cui Lino all'epoca era presidente. |
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