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Una volta sola. il Curci trovò nella sua vita, tutta candore ed umiltà, il coraggio di rispondere ad un suo maestro che stimava, e fu quando gli si rinfacciò: "Cosa credi di aver fatto con il tuo farmaco brevettato con il tuo nome?". E il Curci, indignato ma pieno di rossore:. "Ho svolto lo stesso processo del Fleming. Egli ha reso assorbibile la penicillina, io la Rifomicina S.V." Silenziosamente si lasciarono maestro e discepolo. |
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Glauco Curci nacque a Napoli il 27 aprile del
1922. |
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"...e se Glauco Curci avesse avuto
bisogno del SUO farmaco, |
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Tra le sue ricerche, va ricordata in particolare quella che diede una svolta positiva all'impiego e allo sviluppo di una famiglia importante di antibiotici, le Rifamicine, utili nella cura di molti processi infettivi tra cui la Tubercolosi ed oggi anche degli Herpes zooster e simplex. |
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Pur concentrato costantemente negli studi, in una forma di vita ispirata ad alti ideali, che lo rese quasi introverso, Glauco si aprì alle dolcezze familiari, attraverso il matrimonio, nel 1962, con Anna, sorella del prof. Andrea Ninni, e le cure affettuose per l'unica figlia Antonella Gioconda, nata nel 1963. |
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Quanto Glauco ha fatto negli operosi anni della giovinezza e della maturità è sufficiente a considerarlo una figura di grande rilievo nella Scuola Medica Napoletana ed Italiana. |
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In rapporti cordiali con eminenti Colleghi e Scienziati, ebbe la stima e l'elogio di Premi Nobel come Bovet, di scienziati come Trabucchi, Donatelli, Garattini, Omodei Zorini, Daddi, Verga, Grassi e tanti altri, in Italia ed all'estero, conseguendo medaglie d'oro e d'argento dal Ministero della Sanità e dalla Federazione Italiana contro la tubercolosi. |
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A tutto ciò, si sarebbero sicuramente aggiunti altri grandi successi, per il bene dell'umanità, se egli avesse avuto il tempo di proseguire la sua giornata terrena... |
"...amico mio, ho un male che mi
distruggerà..." |
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A 58 anni,
Glauco Curci notò su se stesso i primi sintomi di una grave malattia, e
si confidò segretamente con un caro amico, che rispettò la sua
volontà e riferì tale confidenza solo dopo la sua morte. |
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. La tanto
attesa "fine
liberatoria" giunse sotto forma di pancreatite emorragica, che ne
richiese il ricovero d'urgenza nello stesso ospedale che fu il
teatro dei suoi studi, delle sue ricerche e del suo lavoro sin dalla
giovinezza. |
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